Assicurazioni vs Spinari: le regole dell’arte
È il destino di noi ribelli. Di chi rivendica la propria identità, indipendenza e lealtà nei confronti di sé stesso e del lavoro che pratica.
Così tu, da normalissimo artigiano, figlio d’arte, abituato a lavorar sodo per consegnare un buon lavoro nella massima onestà al cliente, ti trovi ad essere al centro di un vortice d’interessi che nulla c’entra con il tuo mestiere.
Sì, perché non è il mio lavoro in discussione. Il vero pomo del contendere, non sono le millantate linee guida cui le lavorazioni a regola d’arte dovrebbero attenersi.
Lavorazioni a regola d’arte vs interessi economici
Il vero casus belli sono gli interessi che ruotano intorno al modo in cui si dovrebbe riparare l’auto, a chi deve gestire e come devono essere amministrate le pratiche assicurative di sinistri stradali. A chi incassa cosa e quanto.
Questo è il vero tema dell’accordo fra privati sancito lo scorso 16 maggio: guadagnare quanto più possibile. Conquistare punti percentuale di margine sempre maggiore, su ciascun lavoro commissionato.
Non importa se il fatturato si accumula risparmiando sulla bontà del lavoro che si consegna, o sulla qualità e remunerazione del lavoro di quanti svolgono quel lavoro.
Importa ancor meno, se si gioca sulla sicurezza delle auto che rimandi in strada: così è sancito nell’accordo sottoscritto da quelli che si autodefiniscono “rappresentativi” del settore riparazione e tutela del consumatore.
Importa ancor meno se il risparmio incide negativamente sulla sicurezza dell’autovettura riparata ottimizzando i costi di e su tutto: sui materiali, sullo stoccaggio dei rifiuti non certificato, sull’ambiente che inquiniamo con le lavorazioni poco a norma, sulla salubrità del lavoro dell’artigiano che lavora per noi, sui prodotti e macchinari vetusti e quindi meno performanti ed “eco-rispettosi”.
E dunque, lo scrigno di chi dovrebbe pagare rimane sempre più saldamente pieno e lievitante a fronte di tutta la filiera. Ma chi deve pagare? Ha un nome? Certamente.
E’ una commedia a due soggetti: chi rimpingua costantemente il forziere sono le compagnie assicurative che stipulano gli RCAuto più cari d’Europa. Chi invece le vede il proprio borsellino sempre più vuoto e liso, i consumatori ossia, i proprietari d’auto quindi tutti coloro che devono sottoscrivere una RCAuto.
LEGGE 4 agosto 2017, n. 124
Il gioco è semplice. Davanti ad un sinistro la legge impone, almeno dal 2017, la possibilità di scegliere liberamente il proprio riparatore d’auto. Non solo. La medesima legge impone alle compagnie il diritto del danneggiato di ottenere un risarcimento integrale del danno.
Noi artigiani indipendenti iscritti a Federcarrozzieri, chiediamo al MISE che si codifichi in modo incontrovertibile lo standard tecnico-operativo con cui ciascun artigiano deve definire in modo oggettivo una riparazione a regola d’arte.
Non esistono punti di vista sulle riparazioni sicure e trasparenti. Sulle lavorazioni a regola d’arte. Queste devono o dovrebbe essere eseguite, secondo i criteri indicati dalla casa automobilistica che ha sancito il valore dell’auto ed i parametri che ne connotano sicurezza, valore, prestazioni.
Perché devono esistere dei valori opinabili? Non si discute sui materiali: se il pezzo è in acciaio non posso sostituirlo con la latta. Se il cofano è antiurto, non posso montare un cofano dalle prestazioni diverse da quelle originali.
Il proprietario dell’auto ha pagato la propria auto per il valore tecnico e di sicurezza di quella vettura, non solo per la beltà estetica. Io riparatore ho il dovere di ripristinare l’auto, consegnandola al traffico certa di avere le medesime prestazioni tecniche del primo giorno di rodaggio.
Invece si discute, e molto.
Accordi&Interessi
Si discute perché riparare come diciamo noi di Federcarrozzieri, costa e costa molto. Costa in formazione professionale, costa in attrezzature e certificazioni, costa per la tipologia dei materiali usati e perché smaltire ciò che scarti costa ancora di più.
Ha un costo altissimo tenere sempre in ordine l’officina. E non parlo solo di ordine fisico: parlo di strutture a norma e sicure da tutti i punti di vista. Parlo di aziende ad alto rischio ambientale verso i quali i controlli latitano.
Per questa ragione è uno dei pochi settori in cui nessuno chiude e pochi si aggiornano e si rinnovano. In troppi lavorano come zio Giacomo riparava 30 anni fa e più.
Accade così che, chi dovrebbe difendere la categoria, invece di pretendere che tutta la categoria si “metta a norma”, cancelli l’abusivismo, si siede al tavolo della “controparte”, le compagnie assicuratrici, quelle contro cui combattiamo ogni giorno perché vogliono risparmiare sul lavoro che dovrebbero pagare a prezzo pieno ai loro assicurati RCAuto.
Si mettono d’accordo e firmano un protocollo d’affari che sancisce ufficialmente la loro pluriennale intimità incestuosa.
Pare impossibile. Eppure, è successo in un funesto venerdì di fine maggio.
Vera rappresentanza sindacale?
Così, chi per un anno ha rimandato la firma di un accordo di buon senso e di lealtà fra automobilista ed artigiano della riparazione, fra compagnie assicuratrici, che dovrebbero risarcire integralmente i danni certificati e verificati dai loro stessi periti, e confederazioni sindacali di storica memoria, ha firmato un nuovo accordo fatto in casa.
Un contratto fra privati, nel quale non si parla di tecniche di riparazione, nonostante si chiami “linee guida delle lavorazioni a regola d’arte” ma si parla, ovviamente, di soldi e procedure per gestire denari .
In cosa consiste l’accordo? Stabilisce gli equilibri economici, naturalmente.
Fra chi è sancito? Fra compagnie assicuratrici, associazioni di storica rappresentanza artigiana e le più importanti sigle animate dalla difesa dei consumatori “amiche” delle assicurazioni. Un accordo fra parti che, a dispetto del nome dunque, non riporta alcun paragrafo tecnico.
Si spiegano invece con molta chiarezza, i passaggi burocratici di chi paga come e quanto, in che modo e secondo quali procedure. Non solo. Si tenta di stabilire anche un cartello di filiera i cui aderenti hanno deciso di favorirsi reciprocamente privilegi marginalizzando al massimo sul lavoro e le lavorazioni.
L’importanza di saper dire no
A questi accordi, la Carrozzeria Santa Gilla e le altre aziende aderenti a Federcarrozzieri, abbiamo deciso di non aderire.
Non facciamo sconti a chi deve pagare e non vuole farlo, a scapito di un danneggiato che ha diritto d’essere risarcito. Non lasciamo scoperte le vie di fuga ai colleghi che non si adeguano, che non si aggiornano, che lavorano in modo irregolare quando non abusivo.
Nostro padre Carlo, ha abituato me e Marcello, mio fratello, alla correttezza professionale. Ci ha insegnato il valore della formazione e della crescita. L’importanza del rispetto del lavoro di tutti.
Abbiamo imparato ad essere “ribelli” contro ogni sopruso. A non accontentarci di piegare la testa a chi pretendeva di imporre il proprio volere, forte della propria preminenza sul mercato.
Onestà ed indipendenza
Per questa ragione siamo risultati fra i primi in Italia a sentire il bisogno di costruire una rappresentanza non burocratizzata che realmente svolga con trasparenza. Per questo siamo fondatori di Federcarrozzieri.
Così continuiamo a lavorare ostinati e tenaci, fermi e determinati contro ogni grande potere che ad ogni passo inquina il pavimento di spine.
I nostri piedi scalzi di lottatori però, sono abituati alle maratone. Sappiamo aspettare e togliere le spine moleste che tentano di scoraggiare un cammino che riteniamo giusto ed equo.
Ci fermiamo, togliamo la nostra spina dal calcagno e riprendiamo a camminare.